lunedì 12 marzo 2012

Apophis, l'asteroide del 2036



Nel 2036 potremmo vedercela con un’altra minaccia: quella di Apophis 99942, di cui è nota la possibilità – più remota, tuttavia, di 2011 AG5 – di incrociare la Terra.
Apophis (in italiano 99942 Apòfi, meglio noto in passato con la designazione provvisoria 2004 MN4) è un asteroide Near-Earth Con un diametro di 350 metri costituisce sicuramente un rischio più alto in termini di effetti distruttivi. Scoperto nel giugno 2004 da un altro osservatorio dell’Arizona, il Kitt Peak Nationa Observatory, provocò un grande allarme all’epoca, perché le stime iniziali davano buone probabilità di una collisione nel 2029. Da allora, Apophis (il cui nome deriva dalla parola greca per “distruttore”) non ha smesso di spaventare, nonostante le successive osservazioni ne abbiano significativamente ridotta la minaccia.


Il punto di massimo avvicinamento di Apophis nel 2029. Allora potrebbe cambiare orbita e diventare un rischio per la Terra nel 2036.

Infatti, una successiva valutazione ha permesso di escludere completamente qualsiasi possibilità di impatto per il 2029, calcolando invece una nuova data di rischio per il 13 aprile 2036. Ma le probabilità sono bassissime: inizialmente stimate a 1 contro 6000, calcoli sempre nuovi ne stanno ridimensionando sempre di più la minaccia, che oggi è di appena 1 su circa 250.000. Allora, di che parliamo? C’è sempre la possibilità che qualcosa vada storto. Che l’orbita venga deviata dall’influenza gravitazionale di un altro corpo celeste, o della Terra stessa, e che il sasso spaziale entri in un’orbita di collisione. Sono tutti eventi prevedibili con largo anticipo, se la scoperta avviene con un analogo anticipo, come nei casi di Apophis 99942 e di 2011 AG5. Per entrambi, il prossimo appuntamento è per il 2013: la minore distanza dalla Terra permetterà di fare calcoli e valutazioni più realistiche.


Soluzioni contro le minacce spaziali
E' noto l’allarme lanciato a più riprese dell’astrofisica Margherita Hack per Apophis. In realtà, l’allarme non riguarda il rischio dell’asteroide in sé, ma la possibilità che nuovi sassi spaziali possano prima o poi scontarsi con la Terra. Eventi rari, certo, ma avvenuti in passato. Forse non porterebbero all’estinzione della razza umana, ma di sicuro comprometterebbero la sopravvivenza della civiltà contemporanea, così profondamente interconnessa e interdipendente. Per questo le agenzie spaziali di mezzo mondo stanno elaborando da alcuni anni soluzioni che permettano al pianeta di dotarsi di difese spaziali. Suona fantascientifico, ma il rischio è troppo grande per lasciarsi cogliere impreparati.


C’è tutto il tempo per correre ai ripari, assicura il direttore della NASA, Charles Bolden. “La missione Deep Impact è stata condotta in sei anni, il che dimostra che una finestra di sette anni è più che sufficiente per preparare una risposta adeguata al rischio”, sostiene Bolden. “Deep Impact” era il nome della sonda che nel 2005 atterrò sulla cometa Tempel 1 per studiarne la composizione. Un’impresa storica, che dimostra come siano avanzate le nostre tecnologie di atterraggio in corsa nello spazio. Nel caso peggiore, potremmo sempre ricorrere a una salva di testate nucleari.L’agenzia russa Roscosmos sta lavorando a sonde capaci di atterrare su asteroidi deviandone la rotta grazie a potenti razzi propulsori. Atterraggi “in corsa” su asteroidi sono già stati realizzati da sonde NASA, per cui la fattibilità tecnica dell’impresa è già stata dimostrata; bisognerebbe invece verificare la possibilità di deviare corpi molto massicci: servirebbero propulsori di grande potenza. La NASA lavora piuttosto alla possibilità di lanciare oggetti che devino la rotta dei bolidi spaziali provocando interferenze gravitazionali a distanza, quindi senza atterrare sul corpo celeste. L’agenzia spaziale cinese studia invece una sonda da lanciare ad altissime velocità in direzione dell’asteroide: schiantandosi sulla sua superficie, nonostante le dimensioni ridotte della sonda, l’alta velocità permetterebbe di deviarlo.





























                                                                            Fonte: http://www.fanpage.it

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